Sono i giornalisti in pericolo, presi di mira per il loro lavoro, le Persone dell’Anno, a cui il Time ha dedicato l’ultima copertina del 2018. Quattro le copertine d’impatto scelte dalla rivista: la prima è per Khashoggi, cronista del Washington Post ucciso nel consolato di Riad a Istanbul a ottobre. La seconda è per i cinque giornalisti di Capital Gazette, il quotidiano del Maryland, uccisi nel corso di un assalto alla loro redazione. La terza è per Wa Lone e Kyaw Soe Oo, dell’agenzia di stampa Reuters, condannati a sette anni di carcere in Myanmar per la loro inchiesta sulle violenze subite dalla minoranza Rohingya. L’ultima è per Maria Ressa, responsabile del sito di informazione Rappler, preso di mira dal presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte.
Per il Time, la motivazione di questa copertina ai rappresentanti dell’informazione, definiti “i guardiani”, è semplice quanto fondamentale: «Per avere assunto grandi rischi nel perseguire verità più grandi, per l’imperfetta ma essenziale ricerca dei fatti, per aver fatto sentire la propria voce e aver detto la propria».
«Studiando le scelte per il 2018 ci è apparso chiaramente che la manipolazione e l’abuso della verità sono stati il comune denominatore di tante delle più grandi storie dell’anno» ha scritto il direttore Edward Felsenthal.
È la prima volta che dei giornalisti vengono scelti come persona dell’anno dal magazine, che assegna questo titolo dal 1927. Inoltre, è la prima volta che una persona morta viene scelta come personalità più significativa dell’anno in corso. Ed è la seconda volta consecutiva che il Time sceglie un gruppo e non una sola persona. Nel 2017 aveva scelto le persone che hanno rotto il silenzio contro le molestie sessuali con il movimento #MeToo, scatenando una serie di accuse contro gli uomini di potere nel mondo.
Time: i giornalisti in pericolo Persone dell’Anno